Così sottile il confine fra libertà ed esistenza,
Siamo tutti spinti lungo un cammino
nota la partenza nebbiosa la meta,
Una traccia gretta inutile e perniciosa
Che nessuno è in grado di sviare.
L’obbligo è il cammino,
Chi si ferma è perduto,
Anche il vento,
in quest’esistenza priva di stasi,
Punisce la quiete ed il silenzio,
Lancia un immenso e profondo sospiro
A ricordarci la sua così perduta
E trascinata presenza.
Niente ci può sfuggire,
Nulla ci è concesso in quest’unica e
Affollata valle di lacrime
Desiderate e perse in un buio
Che è sorto all’alba di un tenue e
Fittizio nuovo giorno,
Quel dì, che il sole volle mostrarci
Ma finì per tramontare
Distrutto e consumato da una vecchiaia
E una forza avvilente e tronfia
Che ha devastato il tutto
Ed ha lasciato spazio
All’unico e grande padrone e Autore
Di questa inutile e drammatica commedia
Dalle mille comparse ed apparizioni
E dai pochi ridenti consumati attori.
Giù le maschere,
Lo spettacolo è finito,
I personaggi ci son tutti,
Si apre il sipario
E’ il momento degli applausi
Che si odranno fragorosi
Certamente oppure no;
Ma nessuno si dimentichi
Di quell’unico molteplice
Omuncolo che ci ha mostrato
Il perché in una vita
Così brevemente distesa
Sia così necessario mostrarsi
E lasciarsi scrutare, vedere
Sognare, senza neppur ricordare
Le rughe del proprio viso,
Convinti che basterà qualcun altro
A rimembrarci che siamo qui
Ora, con o senza riparo,
Decisi o meno, con voglia e coraggio
O viltà e codardia.
Ma niente
Potrà fermare l’aprirsi del cielo,
La sconfitta di una brillante luna
Alla gaudia tristezza di un sole che
Anche oggi non potrà concederci
Un ultimo, dolce, avvolgente addio.
Siamo tutti spinti lungo un cammino
nota la partenza nebbiosa la meta,
Una traccia gretta inutile e perniciosa
Che nessuno è in grado di sviare.
L’obbligo è il cammino,
Chi si ferma è perduto,
Anche il vento,
in quest’esistenza priva di stasi,
Punisce la quiete ed il silenzio,
Lancia un immenso e profondo sospiro
A ricordarci la sua così perduta
E trascinata presenza.
Niente ci può sfuggire,
Nulla ci è concesso in quest’unica e
Affollata valle di lacrime
Desiderate e perse in un buio
Che è sorto all’alba di un tenue e
Fittizio nuovo giorno,
Quel dì, che il sole volle mostrarci
Ma finì per tramontare
Distrutto e consumato da una vecchiaia
E una forza avvilente e tronfia
Che ha devastato il tutto
Ed ha lasciato spazio
All’unico e grande padrone e Autore
Di questa inutile e drammatica commedia
Dalle mille comparse ed apparizioni
E dai pochi ridenti consumati attori.
Giù le maschere,
Lo spettacolo è finito,
I personaggi ci son tutti,
Si apre il sipario
E’ il momento degli applausi
Che si odranno fragorosi
Certamente oppure no;
Ma nessuno si dimentichi
Di quell’unico molteplice
Omuncolo che ci ha mostrato
Il perché in una vita
Così brevemente distesa
Sia così necessario mostrarsi
E lasciarsi scrutare, vedere
Sognare, senza neppur ricordare
Le rughe del proprio viso,
Convinti che basterà qualcun altro
A rimembrarci che siamo qui
Ora, con o senza riparo,
Decisi o meno, con voglia e coraggio
O viltà e codardia.
Ma niente
Potrà fermare l’aprirsi del cielo,
La sconfitta di una brillante luna
Alla gaudia tristezza di un sole che
Anche oggi non potrà concederci
Un ultimo, dolce, avvolgente addio.