Per noi, deboli creature e micidiali sicari
Nessuna forza o essere immortale
Potrà mai impedire l’avvento
Di questo destino beffardo e letale,
Che dona solamente sorrisi e finzione,
Per poi voltarsi e gettar,
Corpi su corpi, lacrime e lamenti
Far scorrer sangue dal cielo
Come pioggia d’un acqua sacra,
Farlo penetrar nel terreno e
Nutrir la terra, per generar fiori rigogliosi,
Che possan ricordar questo spreco di sacrifici.
Nessuna forza o essere immortale
Potrà mai impedire l’avvento
Di questo destino beffardo e letale,
Che dona solamente sorrisi e finzione,
Per poi voltarsi e gettar,
Corpi su corpi, lacrime e lamenti
Far scorrer sangue dal cielo
Come pioggia d’un acqua sacra,
Farlo penetrar nel terreno e
Nutrir la terra, per generar fiori rigogliosi,
Che possan ricordar questo spreco di sacrifici.
Ormai, in questa stupida e triste esistenza,
Lasciar spazio a sogni e libertà,
E’ solo un’illusione, non una tangibile realtà,
Perché non è virtù di un mondo come questo,
Donar amore a chi tien un cuore pesto,
Morto, raggelato nel suo tenero candore,
Per non esser mai riuscito a lottar
E a diffonder il proprio ardore,
O magari per averlo fatto una volta sola
Sinceramente e con trasporto
Ma si è fatto inghiottir dalla gelosia
E da un odio che mai si può dir morto,
Come iene si son nutriti della sua estrema debolezza
E han lasciato solo il ricordo di una debole carezza,
Che oramai si è tramutata in mano fredda e avvizzita
Che chiede aiuto e si dispera e si aggrappa
Per far tornar la forza ed il vigore a quella dolce voce
Che è stata brutalmente azzittita.
Sol questo rimane di un mondo lesto
Nelle voglie e nei desideri,
Ma lento e irrimediabile nel nutrir i voleri
E gli ardori del suo vicino,
Perché lo vede come secondo,
e mai come un possibile primo,
Perché di ciò che è nostro non si può abusare
E non abbiam la forza e la voglia
Per ceder spazio a lasciar cadere le cose amare
E tetre che la vita ci han segnato
Ed impedir che possan ritornare
Nel futuro di un bambino appena nato.
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